La storia di Gianni, che diserta dalla Campagna di Russia durante la seconda guerra mondiale e viene nascosto da una famiglia a Piadena, vicino Cremona. Qui si innamora di Teresa, ma i due si separeranno quando Gianni, subito dopo l’Armistizio, ritornerà alla sua terra al Meridione. Teresa andrà a cercarlo al sud, ma verrà respinta: gli manderà per questo una terribile maledizione…
Il film è basato su una storia vera degli anni ’40, in uno sfondo di canti di tradizione orale della bassa Lombarda, dell’Irpinia e della Valnerina umbra.
PREMI:
Platinum Remi Award at 49th ed. of WorldFest (Houston – Texas 2016)
Merit Awards at Rome Web Awards 2016 (Best Directing – Schettino; Best Supporting actor – G. Tavarone)
Official Selection at Ferrara Film Festival 2016
Official Selection at 16th ed. of TIFF (Tiburon International Film Festival – San Francisco 2017)
People Choice Award at 5th ed. of AIFF (Ariano International Film Festival 2017)
“Impianto narrativo complesso e risolto con scioltezza. Riconosco al regista Schettino un impegno lodevole e una particolare abilità nel valorizzare i mezzi produttivi a sua disposizione” – Luigi di Gianni
Film qualificato d’Essai presso il Mibact
SINOSSI
Anni ’40. Gianni (Raffaele Schettino), chiamato alle armi nella campagna di Russia durante la seconda guerra mondiale, diserta e trova asilo in una famiglia a Piadena, in provincia di Cremona, dove si innamora della bella e misteriosa Teresa (Chiara Travisonni). Nella confusione che segue l’armistizio del 1943, e solo dopo aver promesso a Teresa di tornare per sposarla, Gianni decide di rientrare a Frigento, in Irpinia, sua città di origine. Qui ritrova Tina (Alessandra Tavarone), il suo primo amore. Teresa, non avendo più avuto notizie di Gianni, lo raggiunge a Frigento per scoprire la spiacevole sorpresa del tradimento. La rabbia della donna dalle conoscenze occulte si trasforma per ripicca in maledizione. Da quel momento, la vita di Gianni è condannata alla sciagura.
Gianni e Tina si sposano e nasce un figlio. Si trasferiscono a Buonacquisto, in Umbria, dove Gianni trova impiego come carabiniere e conosce alcuni minatori e operai dell’acciaieria ternana. In difficoltà tra tanti amici disperati che manifestano per i licenziamenti in fabbrica e il suo nuovo lavoro che gli impone di garantire l’ordine durante la mobilitazione, Gianni sembra ritrovare serenità grazie a Mariella (Mara Calcagni), donna passionale ed emancipata. Se ne innamora mentre cresce la sua adesione alla causa operaia e il distacco dalla moglie, donna pratica e poco idealista. Ma le sofferenze non sono finite.
Schieratosi al fianco dei lavoratori, viene richiamato in caserma e un profondo stato di stress lo condurrà all’ictus.
NOTE DI REGIA
Il film è liberamente ispirato a una storia vera. L’intento era quello di parlare del “mondo magico” nel senso “demartiniano” del termine, ovvero della magia del mondo contadino che si tramanda attraverso i canti di tradizione orale e la ritualistica semplicità delle relazioni umane. La magia deriva dall’osservazione della natura, di cui l’uomo si fa specchio e ne fa parte: i canti e le musiche sono il sottile filo rosso che, nel film, ne testimoniano la memoria. E’ nel mondo contadino che troviamo la consapevolezza di una comunità che, attraverso i propri rituali, ci aiuta a capire, nella semplicità del sapere comune, chi siamo. L’idea è nata a tavola in famiglia, ascoltando la storia di un vecchio zio e la sceneggiatura, affidata all’immaginazione dello scrittore Daniele Trovato, ha iniziato a prendere forma.
L’intento era quello di realizzare un lungometraggio narrativo, una storia di rapporti umani che raccontasse una vicenda semplice. Abbiamo volutamente scelto come interpreti persone comuni del luogo, alla ricerca di una spontaneità che rendesse più fluido e realistico il racconto, arricchendolo con inflessioni del dialetto locale. Il film è il prodotto di un vero e proprio lavoro di comunità, che ha visto le proloco, le associazioni locali e i paesi coinvolti mettersi in moto, a vari livelli, per rendere il set un momento di incontro, un momento magico. Pur mostrando le diversità tra Nord e Sud d’Italia, ci siamo voluti tenere lontani dal troppo abusato stereotipo della miseria contadina meridionale, avvalendoci delle testimonianze storiche che ci riportano ad una ben più variegata società contadina del tempo.
Fanno da sfondo alla storia e diventano la vera essenza del film i rituali del mondo agreste (la maledizione, la figura della “masca” e della “mammasanta” e le formule magiche), i canti e le musiche delle tradizioni orali d’Italia dalla Lombardia alla Campania, passando per l’Umbria.
Nella parte ambientata a Piadena, in provincia di Cremona, hanno interpretato il ruolo del padre (Roberto Seniga) e dello zio (Leardo Taraschi) di Teresa, Il duo della Lega di Cultura, depositari degli antichi canti di osteria del cremonese con l’Istituto Ernesto de Martino e il Circolo Gianni Bosio (archivio Coggiola).
Il mondo contadino del meridione, alla fine della seconda guerra mondiale, potendo contare anche sul supporto di consulenza storica del Museo etnografico di Aquilonia “Beniamino Tartaglia”, è narrato dai canti della Banda della Posta di Vinicio Capossela, che descrive le tradizioni e i costumi della bassa Irpinia (Frigento) e dell’alta Irpinia (Calitri, Cairano, Aquilonia).
La vita rurale umbra dell’immediato dopoguerra è ambientata tra i paesini della Valnerina (Buonacquisto, Piediluco, Arrone) e viene raccontata attraverso i cantori dello storico Gruppo della Valnerina. Qui avviene il passaggio dall’antico al moderno: la popolazione inizia lentamente a distaccarsi dalla terra per avvicinarsi alle fabbriche, ma si rincontra attraverso i canti atavici della Valnerina e le istanze condivise della classe lavoratrice, sia essa ancora contadina o della fabbrica. Parallelamente, abbiamo la magia del rituale della maledizione, simbolo di un mondo arcaico, e la concretezza di un mondo moderno.
Il materiale di repertorio, cortesemente fornitoci dall’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico (AAMOD), arricchisce ancora più questo livello, fornendo allo spettatore la possibilità di vedere in realismo documentaristico lo sfondo storico degli anni in cui si sviluppa la narrazione di finzione.